Guerra nell’est Europa: tutti gli aggiornamenti dal fronte Russia-Ucraina

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Siamo arrivati al trentasettesimo giorno di combattimento dall’inizio della guerra nell’est Europa tra Russia e Ucraina, ma le ostilità non accennano ad arrestarsi.

Conflitto armato

L’invasione delle forze armate russe è iniziata nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, accompagnata da un video del presidente russo Vladimir Putin che faceva un discorso alla nazione, riprendendo a più atti la sua idea che l’Ucraina sia parte integrante della storia russa e che la sua creazione sia stato solamente un’errore di Lenin.

La reazione della Nato non si è fatta attendere, infatti i rappresentanti del Patto Nord Atlantico hanno immediatamente condannato l’aggressione di Mosca verso un paese sovrano.

Le truppe russe sono entrate nel territorio ucraino sia attraverso la Crimea, sia attraverso le repubbliche separatiste e ,nonostante la sua neutralità nel conflitto, anche attraverso i territori bielorussi.

Cronologia degli eventi principali del conflitto

Nelle prime giornate l’esercito russo ha proseguito la sua offensiva a tutto campo, con bombardamenti su larga scala di tutte le principali città ucraine tramite sistemi missilistici e aviazione.

Il 26 febbraio Mosca ha annunciato la presa di Melitopol, città situata nel sud del paese. Nel mentre che l’Europa è intervenuta in sostegno dell’Ucraina inviando forniture militari per sostenere la resistenza, l’Occidente ha rafforzato le sanzioni contro Mosca e ha trovato l’accordo per escludere le banche russe dal sistema di pagamenti Swift.

Il 27 febbraio Vladimir Putin ha alzato ulteriormente la posta in gioco, mettendo sul piatto la minaccia nucleare. Durante la giornata si è combattuto a Kherson e Kharkiv, dove la resistenza è riuscita a contenere l’avanzata dell’esercito di Mosca.

Il 28 febbraio, nonostante la continuazione dei combattimenti, le delegazioni russe e ucraine si sono incontrate in Bielorussia, a Gomel. Mosca ha parlato di “terreno comune su cui lavorare”, ma, in un colloquio con il presidente francese Emmanuel Macron, Vladimir Putin ha dettato le condizioni per fermare l’invasione: il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea e la demilitarizzazione dell’Ucraina, con l’assicurazione della neutralità del Paese.

L’1 marzo l’esercito russo ha intensificato il suo bombardamento sulle città ucraine, infatti un missile russo ha colpito il palazzo del governo a Kharkiv e, a essere attaccata è stata anche la torre tv nella capitale. Zelensky si è rivolto all’Europarlamento con un videomessaggio: «Non riesco a dire buongiorno o buonasera, perché ogni giorno per qualcuno può essere l’ultimo giorno. Parlo dei cittadini ucraini che difendono la libertà a caro prezzo.»

Il 2 marzo sono slittati i negoziati e l’esercito russo ha annunciato la presa di Kherson, ma le forze di Kiev hanno smentito: “È ancora sotto il nostro controllo”.

Il 3 marzo slittano nuovamente i negoziati e l’esercito russo ha annunciato per la seconda volta la presa di Kherson, ma la resistenza di Kiev ha frenato l’avanzata russa nelle altre città.

Il 4 marzo i russi hanno occupato la centrale nucleare di Zaporizhzhia, proseguondo contemporaneamente gli attacchi sulle altre città.

Il 5 marzo sono falliti i negoziati per un corridoio umanitario e a Mariupol sono ripresi i combattimenti, inoltre molti mezzi di informazione internazionali hanno lasciato le loro sedi in Russia.

Il 6 marzo è entrato in vigore un cessate il fuoco dalle 10 del mattino a Mariupol per permettere l’evacuazione dei civili.

Il 7 marzo Mosca ha dichiarato una tregua e ha aperto diversi corridoi umanitari per le principali città, ma i piani di Mosca prevederebbero corridoi soltanto verso Russia e Bielorussia e Kiev si oppone a ciò.

L’8 marzo Zelensky si apre a un negoziato su Donbass e Crimea.

Il 9 marzo le forze russe si sono avvicinate alle città di Kharkiv e Mykolaiv e a Mariupol sono continuati i bombardamenti, che dall’inizio del conflitto hanno causato 1300 morti e distrutto un’ospedale pediatrico.

Il 10 marzo si sono incontrati in Antalya, Turchia, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e l’omologo ucraino Dmytro Kuleba, nel frattempo la Cina ha accusato la Nato di aver spinto la Russia al conflitto e di volere reprimere, oltre a Mosca, anche Pechino per mantenere l’egemonia. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian: “Sono state le azioni della Nato, guidata dagli Stati Uniti, che hanno gradualmente spinto fino al punto di rottura il conflitto tra Russia e Ucraina”, ha detto il portavoce. “Ignorando le proprie responsabilità, “ha proseguito il portavoce, “gli Stati Uniti accusano, invece, la Cina della propria presa di posizione sulla questione ucraina, e cercano margini di manovra per il tentativo di sopprimere contemporaneamente Cina e Russia, e mantenere la loro egemonia”.

L’11 marzo sono state segnalate esplosioni di missili e di cannonate nelle città di Ivano-Frankovsk, Dnipro e Lutsk. Inoltre, Il ministero della Difesa dell’Ucraina ha affermato di avere notizia che i russi starebbero obbligando alcuni prigionieri di guerra ucraini a combattere per loro, nella regione russa di confine a Rostov.

Il 12 marzo è stato respinto un’attacco a Dnipro ed è stato rapito il sindaco di Melitipol. Mariupol è circondata e nel mentre il governo di Kiev lancia l’allarme su un possibile attacco da parte della Bielorussia.

Il 13 marzo ci sono state delle esplosioni a Leopoli e un’attacco aereo lanciato sulla base militare ucraina vicino al confine polacco. In questo giorno si è anche tenuta una telefonata tra Macron, Scholz e Putin.

Il 14 marzo è stato bombardato l’aeroporto Antonov di Kiev e la base di Yavoriv a 20 km dal confine della Nato; le forze navali russe hanno isolato l’Ucraina dal commercio marittimo internazionale e la Russia oltre all’assistenza militare ha chiesto alla Cina assistenza economica.

Il 15 marzo ci sono state esplosioni nel centro di Kiev e Mariupol rimane sotto assedio. I leader della Nato stanno valutando una riunione straordinaria a Bruxelles alla fine della prossima settimana.

Il 16 marzo sono stati bombardati un teatro convertito in rifugio per centinaia di civili e una piscina con donne incinte e bambini. I negoziati continuano.

Il 17 marzo Zelensky ha chiesto che: “Il mondo riconosca la Russia come stato terrorista”.

Il 18 marzo ci sono stati bombardamenti a Lugansk, Leopoli e Kharkiv. Videochiamata tra Xi Jinping(presidente cinese) e Biden con risposta alla richiesta di aiuto occidentale alla Cina tramite detto: “è di chi ha legato il sonaglio al collo della tigre il compito di toglierlo”

Il 19 marzo si è fermato l’accerchiamento di Kiev e Zelenzky in un video su Telegram si rivolge a Putin: “È tempo di incontrarsi”. La replica del Cremlino è stata: “Prima un trattato fra governi”.

Il 20 marzo è stata colpita a Mariupol una scuola dove si erano rifugiate 400 persone.

Il 21 marzo sono state lanciate bombe su un centro commerciale a Kiev e l’Ucraina ha respinto l’ultimatum per Mariupol.

Il 22 marzo Kiev afferma: “Liberata Makariv, i russi con scorte solo per 3 giorni”. Zelensky: 100mila persone intrappolate a Mariupol.

Il 23 marzo le forze russe continuano l’avanzata nel Donetsk e l’Ue da via libera agli aiuti di Stato per sostenere le imprese.

Il 24 marzo è stato distrutto il ponte per Kiev e c’è stato un rogo vicino a Chernobyl. Il Consiglio di sicurezza Onu ha bocciato una risoluzione russa, ma Pechino ha votato con Mosca.

Il 25 marzo è fallito il tentativo russo di accerchiare la capitale.

Il 26 marzo ,secondo Kiev, sono 16mila i soldati di Mosca uccisi fino ad ora. Suonate sirene d’allarme stamattina a Kiev e in altre città.

Il 27 marzo continuano gli attacchi in tutto il Paese e Biden ha affermato: “Putin macellaio, non può restare”.

Il 28 marzo riprendono i negoziati in Turchia e Zelensky si apre sulla neutralità: “Su Crimea e Donbass intesa possibile”. Kiev: “Truppe russe in ritirata in Bielorussia”

Il 29 marzo Zelensky si è detto disposto a discutere della futura neutralità del paese senza rinunciare all’integrità territoriale.

Il 30 marzo ci sono stati spiragli di intesa dai negoziati di Istanbul. Nel frattempo all’Onu si accusa Mosca di essere responsabile della crisi alimentare mondiale.

Il 31 marzo Mosca ha annunciato un cessate il fuoco a Mariupol e le forze russe si sono spostate dalla zona di Chernobyl.

Il 1 aprile quattordici tonnellate di cibo e medicinali, destinati ai civili di Melitopol, sono stati confiscati dalle forze russe e il prezzo del gas in Europa è salito alle stelle dopo la firma del decreto da parte di Putin sul pagamento delle forniture russe in rubli.

Avanzata russa

Qui di seguito troviamo la mappa dell’avanzata russa in Ucraina:

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