Patto Italia-Albania, la consulta di Tirana da il via libera

Secondo le notizie riportate dai media albanesi, la Corte Costituzionale di Tirana ha votato a favore dell’accordo sui migranti, firmato lo scorso novembre dalla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama, il quale prevede la creazione di centri di accoglienza sul suolo albanese.

Secondo quanto affermato dalla corte di Tirana  cinque giudici su 9 della Consulta albanese hanno dato l’ok all’intesa, considerandolo conforme alla Costituzione albanese, e ha respinto la richiesta di 30 deputati dell’opposizione che ne richiedevano l’annullamento. Sebbene il verdetto abbia ottenuto una maggioranza minima di cinque giudici su 9, il verdetto è stato approvato.

L’accordo prevede la realizzazione di due centri per l’accoglienza dei migranti gestite dalle autorità  italiane sul suolo albanese. Uno di questi centri sarà situato nei pressi de porto di  Shëngjin, nel nord del Paese, mentre l’altro sarà posizionato nell’entroterra, a Gjadër. Questi centri potranno ospitare fino a 3mila migranti e serviranno da luogo di attesa per le decisioni riguardante l’ammissione in Italia o il rimpatrio, a spese del governo.

Le procedure di frontiera seguiranno un iter accelerato: entro 30 giorni il migrante sarà rimpatriato o portato in Italia.  Inoltre, i naufraghi salvati in acque internazionali dalle navi delle autorità italiane, saranno mandati nei centri appositi per essere curati.

L’accordo ha una possibilità di essere prolungato automaticamente per cinque anni, a meno che no ci siano obiezioni dalla parte italiana o albanese. Tutte queste spese saranno sostenute dal governo italiano e Tirana offrirà il suo supporto per quanto riguarda il controllo e la sorveglianza esterna delle strutture.

Entro 90 giorni dall’entrata in vigore dell’accordo, il governo italiano accrediterà 16,5 milioni di euro al governo albanese per il primo anno di attuazione del protocollo. Questo passo segna un’importante tappa nell’attuazione dell’accordo e nell’affrontare la questione migratoria tra i due Paesi.

di Ilaria Shahollari 

 

 

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