La tua idea rinnovabile: rispetta l’acqua, rispetta la vita

La vita è presente sulla Terra perché le condizioni di temperatura e pressione sono tali da consentire l’esistenza dell’acqua allo stato liquido.

L’acqua è il solvente nel quale avvengono le reazioni chimiche fondamentali per la sopravvivenza e nella fotosintesi clorofilliana e nella respirazione cellulare, essa diventa anche parte attiva nelle reazioni chimiche. In più svolge la funzione di liquido di trasporto all’esterno delle cellule; negli animali, per esempio, il sangue è costituito dall’85% di acqua e nelle piante questa percentuale sale ancora di più e nel corpo umano si attesta al 60% circa. Inoltre il suo elevato calore specifico contribuisce a mantenere costante la temperatura interna degli organismi.

Data l’importanza dell’acqua negli esseri viventi, diventa fondamentale la tutela di questa preziosissima risorsa. Per tanti anni l’uomo ha considerato illimitato questo bene e sempre disponibile, ma i passi in avanti compiuti dalla ricerca hanno demolito questa convinzione e quindi ci si è resi conto che se l’ambiente non va difeso adeguatamente molte specie viventi rischiano l’estinzione, viene a rompersi l’equilibrio tra gli ecosistemi ed anche la salute dell’uomo viene ad essere seriamente minacciata.

Varie possono essere le cause che provocano inquinamento e disastri ambientali.

Tra queste citiamo l’inquinamento urbano, industriale, agricolo, organico e quello dovuto alla plastica. Proprio quest’ultimo, e che tratteremo con maggior dettaglio, rappresenta oggi una grave minaccia per tutti gli ecosistemi terrestri.

Le acque inquinate che derivano dagli scarichi di abitazioni, uffici e altre strutture non sempre vengono sottoposte a efficaci trattamenti di depurazione. Le nuove megalopoli e la continua crescita dell’urbanizzazione acuiscono ancor di più il problema.

Le fabbriche scaricano sostanze inquinanti nell’acqua, provocando danni all’ecosistema acquatico. Tra le maggiori responsabili dell’inquinamento idrico ci sono le industrie chimiche che producono acido nitrico, soda, acido fosforico, ammoniaca, acido solforico, acido cloridrico ecc. Riguardo l’inquinamento chimico delle acque, cartiere, segherie e caseifici liberano residui in grado di favorire l’accrescimento di muffe e batteri, che infettano poi altre specie viventi provocandone la morte. Inoltre le industrie scaricano acque calde (inquinamento termico) che contribuiscono a modificare l’ecosistema di fiumi e torrenti.

Anche il petrolio con i suoi derivati, le scorie radioattive provenienti dalle miniere di uranio e torio, dalle centrali nucleari, dalle industrie e dai laboratori medici e di ricerca costituiscono altre minacce per la salute delle acque del nostro pianeta.

L’inquinamento agricolo deriva dall’utilizzo di fertilizzanti, pesticidi e dallo spandimento di liquami provenienti dagli allevamenti. Queste sostanze o arrivano direttamente nei fiumi o percolano negli strati più profondi del terreno raggiungendo le falde acquifere.

INQUINAMENTO AGRICOLO

Altri inquinanti idrici sono gli scarichi contenenti molecole organiche che, per decomporsi, assorbono grandi quantità di ossigeno, che quindi viene sottratto alle specie viventi. I nitrati provenienti dai concimi chimici favoriscono l’eccessivo sviluppo di alghe e piante acquatiche. (eutrofizzazione)

EUTROFIZZAZIONE

Tra le diverse cause di inquinamento delle acque, una menzione speciale va fatta soprattutto alla diffusione nell’ambiente delle microplastiche e delle nanoplastiche.

Negli ultimi 70 anni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale della produzione di plastica, soprattutto per imballaggi e prodotti monouso. Di conseguenza è cresciuta anche la quantità di rifiuti da smaltire, basti pensare che oggi galleggiano sugli oceani circa 171 mila miliardi di frammenti di plastica, e dato il lento degrado di questo materiale, si prevede che la quantità totale di plastica raggiungerà i 12 miliardi di tonnellate entro il 2050.

Nel 1970 in una spedizione nell’Oceano Atlantico, l’esploratore norvegese Thor Heyerdahl raccontò di aver visto una vera e propria “isola” di rifiuti di plastica che galleggiava sulla superficie dell’oceano. Purtroppo, oltre 50 anni dopo, i rifiuti di plastica non sono diminuiti, anzi continuano ad aumentare anno dopo anno.

Questo problema non riguarda solo mari e oceani, ma anche le acque interne. Cattiva gestione dei rifiuti e scarsa qualità della depurazione fognaria sono le principali cause dei danni prodotti.

Sotto l’azione di raggi ultravioletti, vento, onde, microrganismi e alte temperature, la plastica si disintegra in microplastiche di dimensioni comprese tra 1µm e 5mm e nanoplastiche se ancora più piccole. Tali particelle, che persistono per lungo tempo nell’ambiente, sono distinte in primarie e secondarie.

MICROPLASTICHE RITROVATE SUL FONDALE DEL MAR TIRRENO

La microplastica primaria è fabbricata intenzionalmente per essere aggiunta ad alcuni prodotti, come quelli per la cura del corpo, oppure deriva da prodotti plastici come indumenti sintetici e pneumatici. I prodotti per la cura del corpo, come saponi e dentifrici, contengono microplastiche per le proprietà abrasive, o come coloranti; un lavaggio di 5kg di indumenti può rilasciare fino a 6000 microplastiche e anche l’abrasione degli pneumatici sull’asfalto genera tante altre microparticelle.

MICROPLASTICA NEL DENTIFRICIO

La microplastica secondaria, maggiormente presente nell’ambiente, deriva da frammenti di plastiche di dimensioni maggiori, come bottiglie, sacchetti e imballaggi. Il loro inadeguato smaltimento causa lo sgretolamento in microplastiche, sotto l’azione di luce e ossigeno che ne indeboliscono la struttura.

Le micro e nanoplastiche finiscono anche nell’atmosfera e, trasportate dal vento, raggiungono zone apparentemente incontaminate del nostro pianeta. La loro presenza è stata rilevata in 201 specie di animali commestibili, nell’acqua potabile e in diversi alimenti destinati al consumo umano, soprattutto pesci e molluschi. Ogni settimana infatti possiamo ingerire oltre 5 grammi di microplastiche (l’equivalente di una carta di credito). Residui di materiale plastico sono stati infatti ritrovati nelle feci umane, nella placenta, nel sangue e nelle aree profonde dei polmoni.

PLASTICA NEL PESCE

Queste nanostrutture hanno la capacità di attraversare le barriere biologiche come placenta e intestino, e di accumularsi nell’organismo modificandone la composizione microbica. Inoltre queste particelle creano, sulla loro superficie, legami con metalli pesanti e con molecole estremamente reattive e tossiche che accumulandosi all’interno delle cellule provocano nel lungo periodo l’insorgenza di patologie oncologiche.

Come riportato in una recente pubblicazione, le micro e nanoplastiche, accumulandosi nei vari organi, anche a livello del sistema nervoso centrale, possono innescare il cambio conformazionale di alcune proteine favorendo così l’insorgenza di una patologia chiamata amiloidosi. Anche l’Alzheimer, il Parkinson, l’Huntington, la Sclerosi Laterale Amiotrofica familiare possono insorgere in seguito all’accumulo di aggregati proteici tossici.

Quali sono quindi le soluzioni al problema delle microplastiche?

La risposta non è semplice! Sicuramente sono richiesti sforzi da parte di tutti per rimediare ai danni prodotti finora: i singoli cittadini devono cambiare le loro abitudini, e anche le autorità politiche e il mondo produttivo devono impegnarsi e unire le forze affinché non venga messa a repentaglio la salute del pianeta e quindi dell’uomo.

In merito alle normative emanate a tutela dell’ambiente, proprio con riferimento alla diffusione delle microplastiche, nel recente passato diversi stati membri dell’Unione Europea hanno legiferato in materia, ma purtroppo l’efficacia globale di tali limitazioni è stata smorzata dalla scarsa coordinazione europea. Recentemente anche l’agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), valutati alcuni dati scientifici, ha emanato una normativa restrittiva in merito alle microplastiche intenzionalmente aggiunte a prodotti come cosmetici ad azione esfoliante e detergente, detersivi, vernici, prodotti abrasivi e fertilizzanti. Proprio nel settore agricolo, sono state vietate le sostanze utilizzate per incapsulare insetticidi e fertilizzanti, che ne garantiscono un lento rilascio, ma che danno origine a micro-residui non del tutto degradabili.

Anche il mondo scientifico e tecnologico sta fornendo il proprio contributo per proteggere l’ambiente grazie alla produzione di sostanze enzimatiche e di microrganismi in grado di degradare la plastica già presente nell’ambiente. Anche l’incapsulamento efficace, il rilascio controllato dei principi attivi e l’assenza di sottoprodotti nocivi, sono il risultato dell’uso di polimeri completamente biocompatibili e biodegradabili realizzati dopo anni e anni di ricerca scientifica.

Ovviamente anche i singoli cittadini devono fare la propria parte e per limitare i danni occorrerebbe diminuire l’uso di oggetti in plastica, fare correttamente la raccolta differenziata, diminuire l’utilizzo di prodotti monouso, evitare di disperdere rifiuti nell’ambiente, adoperare la lavatrice a pieno carico, con detersivo liquido e a basse temperature, prediligere le fibre naturali rispetto a quelle sintetiche.

Quindi proteggere le acque del nostro pianeta significa tutelare la nostra salute e la nostra speranza di vita. Determinare infatti cause e conseguenze dell’inquinamento di questa preziosa risorsa, è il primo passo verso l’individuazione dei metodi di prevenzione più appropriati, perché è stato accertato che prevenire la contaminazione dell’acqua è meno costoso che riparare i danni prodotti.

In primo luogo occorre sensibilizzare i cittadini del mondo ad un maggior rispetto verso tutto ciò che ci circonda, perché anche una semplice carta di caramella gettata per terra, che ai più apparrebbe un gesto del tutto insignificante, invece nasconde un pericolo tutt’altro che banale.

Per tale motivo, la politica globale deve sempre incoraggiare e sponsorizzare campagne di sensibilizzazione, associazioni ed enti che promuovono la difesa dell’ambiente in ogni sua forma e sfaccettatura. Bisogna quindi educare soprattutto le nuove generazioni ad una cultura che si basi sull’autentico significato del rispetto verso chiunque e verso ogni cosa, perciò anche il mondo della scuola, della ricerca e delle istituzioni è chiamato a fare la propria parte e a dare il proprio contributo. Ben vengano quindi tutte quelle iniziative tendenti a sensibilizzare i cittadini di oggi e soprattutto quelli di domani. Anche il mondo della ricerca dovrebbe essere messo in condizione di trovare soluzioni sempre più performanti in quanto gli investimenti nel campo della ricerca e nella promozione della cultura non sono mai denaro sprecato. In più dovranno essere messe in atto tutte quelle strategie che possano indurre il mondo produttivo ad essere rispettoso dell’ambiente, favorendo politiche di incoraggiamento per chi ricicla e smaltisce correttamente i propri rifiuti. Anche i controlli dovranno essere efficaci a vari livelli perché la tentazione del facile arricchimento ha sempre spinto l’uomo a commettere errori molte volte tanto gravi. E ciò non dovrebbe accadere MAI.

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