Intelligenza Artificiale, 218mila dipendenti pubblici a rischio

Secondo quanto emerge dalla ricerca di Fpa “L’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego” presentata in apertura di Forum P.a. 2024 secondo la quale tra i lavoratori pubblici altamente esposti, la gran parte (l’80%) potrebbe integrare l’intelligenza artificiale nel suo lavoro, ottenendo notevoli miglioramenti. Circa 1,5 milioni di lavoratori con ruoli di leadership e gestione (come dirigenti scolastici, responsabili strategici e leader di progetti innovativi, esperti tecnici e professionisti, prefetti, magistrati e direttori generali), riusciranno ad operare in modo complementare con le nuove tecnologie, se adeguatamente formati e con un’organizzazione abilitante. C’è invece un 12% a rischio di sostituzione, 218mila dipendenti pubblici appartenenti alle professioni meno specializzate, caratterizzate da compiti ripetitivi e prevedibili che potrebbero essere facilmente svolti dall’intelligenza artificiale. Il restante 8% (circa 154mila dipendenti tra cui molte professioni del settore sanitario e diplomatico) è in una zona ambigua tra potenziali sinergie e rischi di sostituzione.

Chi sono i lavoratori più a rischio di perdere il posto?

Il settore pubblico sarà altamente “esposto” all’impatto dell’IA tra le mansioni spettanti ai dipendenti e quelle che gli algoritmi sono in grado di svolgere. Questa interazione potrà tradursi in un arricchimento delle attività oppure in una sostituzione dei lavoratori, in particolare dirigenti, ruoli direttivi, tecnici, ricercatori, insegnanti, legali, architetti, ingegneri, professionisti sanitari e assistenti amministrativi. Tra i lavoratori pubblici altamente esposti, gran parte (l’80%) potrebbe integrare l’intelligenza artificiale nel suo lavoro, ottenendo notevoli miglioramenti: circa 1,5 milioni di lavoratori con ruoli di leadership e gestione (come dirigenti scolastici, responsabili strategici e leader di progetti innovativi, esperti tecnici e professionisti, prefetti, magistrati e direttori generali), infatti, possono operare in modo complementare con le nuove tecnologie, se adeguatamente formati e con un’organizzazione abilitante. 

di Noemi Cappuccio

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