Guerra Israele-Palestina, cosa succede nella striscia di Gaza

Guerra Israele-Hamas, cosa succede nella striscia di Gaza

Sono ormai passati circa 116 giorni dall’inizio del conflitto tra Israele e Palestina, o per meglio dire tra Israele e Hamas, che si sta consumando nel territorio della Striscia di Gaza.

Secondo il Ministero della Salute di Gaza, ad oggi il bilancio dei morti palestinesi nell’exclave palestinese si attesta a circa 26.637 persone e si ritiene che circa il 70% delle persone uccise siano donne e bambini. Molti anche i feriti e i dispersi, con numeri che quasi raggiungono il centinaio di migliaia.

Il conflitto tra Israele e Palestina nella striscia di Gaza

Il conflitto armato è incominciato il 7 ottobre 2023 con l’operazione “alluvione di Al-Aqsa“, consistito in una serie di attacchi di gruppi armati di Hamas, con il supporto di altri gruppi terroristici palestinesi, e con conseguente uccisione di più di un migliaio di civili e militari israeliani, e nel rapimento di circa 250 di questi. 

La risposta d’Israele non si è fatta attendere: l’8 ottobre il governo israeliano dichiara formalmente guerra contro Hamas, per la prima volta dopo la guerra dello Yom Kippur. Nel frattempo l’esercito israeliano da il via ai bombardamenti nella Striscia di Gaza, iniziando l’assedio del territorio palestinese ed il blocco totale delle forniture di elettricità, carburante, cibo e acqua.

Eventi principali della Guerra tra Israele e Hamas

Il 12 ottobre 2023 le forze armate israeliane diramano un avviso di evacuazione per circa 1,1 milioni di residenti del nord della striscia di Gaza, lasciando 24 ore per raggiungere il sud, dopodiché l’intera area sarebbe divenuta zona di guerra. Nelle stesse ore Hamas invita i residenti a non abbandonare la regione, sostenendo che l’avviso israeliano fosse solo propaganda; nel mentre l’ONU richiedeva la revoca dell’avviso per l’oggettiva impossibilità di compiere un’evacuazione di tali proporzioni in così poco tempo senza incorrere in un disastro umanitario.

Il 26 ottobre 2023 segna l’inizio dell’invasione terrestre della striscia di Gaza, puntando a tagliare in due la Striscia, isolando la parte meridionale della città. Israele raggiunge il suo obiettivo il 30 ottobre e l’8 novembre Hamas perde il controllo di diversi territori a nord di Gaza; il 14 e il 15 le forze di Israele avanzano verso sud conquistando una presunta roccaforte delle brigate di Hamas realizzata all’interno dell’Ospedale Al-Shifa.

Il 24 novembre viene concordata tra Israele e Hamas una tregua di quattro giorni per consentire l’ingresso di aiuti umanitari nonché lo scambio di ostaggi tra Israele e Hamas. La tregua dura però fino alla mattina del 1° dicembre, quando entrambe le parti dichiarano la ripresa delle ostilità. Riprendono così i lanci di missili da parte di Hamas e i raid aerei e l’avanzata di terra da parte dell’esercito israeliano, fino ad arrivare al 21 dicembre, quando l’esercito israeliano annuncia di aver completato la conquista dei quartieri governativi nel centro di Gaza e di stare procedendo alla distruzione di bunker, tunnel ed edifici di Hamas.

Nuovo capitolo del conflitto a Gaza

Così inizia un nuovo capitolo del conflitto, caratterizzato dalla riduzione dei riservisti impiegati nel nord della Striscia di Gaza e dall’inizio di azioni di rastrellamento nelle aree occupate per identificare e catturare tutti i miliziani appartenenti ad Hamas e altri gruppi giudicati terroristici.

A conferma di ciò, il 2 gennaio 2024 un raid israeliano colpisce un edificio in Libano, nella periferia di Beirut, uccidendo alcuni capi di Hamas. tra cui l’importante leader Saleh al-Arouri.

La situazione resta particolarmente tesa anche in Cisgiordania, dove un commando di unità israeliane sotto copertura ha condotto un raid in un ospedale a Jenin, neutralizzando tre miliziani delle brigate al-Qassam (l’ala militare di Hamas) e della Jihad islamica.

Raid dell’ospedale di Jenin

Negoziati a Parigi per un “cessate il fuoco”

Negli ultimi giorni i rappresentati di Stati Uniti, Israele, Qatar ed Egitto sono impegnati nelle negoziazioni a Parigi di un nuovo “cessate il fuoco” nella Striscia di Gaza in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas.

L’emiro del Qatar Tamīm bin Ḥamad Āl Thānī si è detto ottimista sui progressi dei colloqui. Tuttavia, Hamas avrebbe rifiutato una pausa dei combattimenti, chiedendo piuttosto la fine delle operazioni e il ritiro delle forze armate israeliane dall’exclave palestinese. Il primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu ha avvertito che qualsiasi tregua non comporterà né il ritiro delle truppe isrealiane da Gaza né il rilascio di migliaia di miliziani palestinesi detenuti nelle carceri dello Stato ebraico.

Primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu

Di Luca Vece

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